Primarie sì, primarie no: pensiamo al nostro progetto.

Giuro che certi dibattiti proprio non li comprendo.
Chi è fuoriuscito dal PD perché dovrebbe andare a votare alle primarie pur avendo la tessera?
Per dispetto ad uno dei tre candidati?
Abbiamo fatto una scelta: dolorosa e sofferta ma che era nell’aria da mesi. Abbiamo contestato la gestione del Partito nel metodo e nel merito e così pure alcune leggi del Governo Renzi, votate magari per lealtà da deputati e senatori visto che veniva spesso posta su di esse la fiducia.
Ora siamo altro. Ci stiamo organizzando per portare avanti il nostro modo di intendere la Politica e per ristabilire alcuni paletti senza mistificazioni strumentali.
Allora perché partecipare a qualcosa che non soltanto non ci appartiene più ed anzi abbiamo contestato?
Naturalmente ne seguiremo le sorti come è naturale che sia.
Emiliano ha fatto marcia indietro rispetto a noi: la questione non mi appassiona, non lo sentivo vicino allora come non lo sento nemico adesso.
Di Renzi si è disquisito anche troppo. Orlando lo ritengo uno specchietto per le allodole: tiene dentro chi si riconosce nella parte più a sinistra del partito, i più in buona fede, ma negli anni non ha mai agito per riportare il PD sulla giusta via… O magari avrà avuto una folgorazione sulla via di Damasco: ci credo poco!
Quindi votarne uno vorrebbe testimoniare una condanna per gli altri oppure, a seconda dei casi, rappresentare un dispetto verso uno di loro ed un favore ad un altro per ragioni di rancore, livore o simpatie.
Ero certa che non sarei andata a votare da quando, subitaneamente, ho scelto di uscire dal PD.
Ed ho scelto per un malessere ed una rabbia che durava da anni.
Non baso le mie decisioni su quelle altrui: non ho capi ma punti di riferimento con cui condivido le idee, ma dai quali mi sento libera. E la meraviglia è proprio questa: avere un idem sentire con molti che mi rappresentano a livello nazionale. Avere gli stessi pensieri e le stesse emozioni ancor prima che le espongano. Ascoltare da Bersani quel che magari avevo elaborato o sentito dentro me il giorno prima.
Si chiama lealtà, non cieca obbedienza. E’ il dibattito, la fusione delle idee e finalmente una sintesi condivisa.
Ritengo che le nostre energie vadano incanalate in questo nostro nuovo percorso.
Il PD è altro da noi. Con alcuni che sono rimasti c’è vicinanza di valori, comunanza di sentimenti, amicizia ma le strade sono divise.
Rispetto per le scelte di militanti e dirigenti che hanno ritenuto di restare e lottare dall’interno: gente appassionata, attaccata alla propria storia e con la voglia di cambiare ma in altro modo; rispetto per chi ancora è in travaglio per una decisione non facile.
Non giudico le scelte di chi è nel PD. Le separazioni sono dolorose e richiedono tempi di decantazione, però in questo caso se sei fuori bisogna che il comportamento sia congruente.
Sarebbe deleterio in questo momento non tracciare una linea di demarcazione netta su certe scelte, scelte che hanno contribuito alla “scissione”.
Ora è tempo di trovare spazii e tempi per noi. Per comprendere come organizzare il lavoro, con chi dialogare e magari trovare piattaforme comuni che non spezzettino la sinistra in piccole isole.
La costruzione di ponti deve esser fatta laddove potrebbe esserci un futuro di collaborazione, però questo non può consentire un’ingerenza nelle scelte delle altre formazioni politiche. Qualunque esse siano.
Chi ha aderito a MDP è altrove: le primarie ed il congresso restano eventi da analizzare dal di fuori.
Concentriamoci sui territori, su quelle parti d’Italia per varie ragioni più resistenti ad un cambiamento o che sono marginalizzate per storia politica e per mille altre ragioni.
Il resto lo seguiremo per comprendere quali siano le tendenze e come potrebbe delinearsi il prossimo futuro.
Il cordone ombelicale è reciso definitivamente. E lo è perché da tempo, in realtà, non funzionava più: non c’era scambio.
A mio avviso le polemiche dovrebbero essere archiviate e concentrarci sulle proposte.
C’è fermento. C’è energia. C’è entusiasmo. Il momento è propizio non sprechiamolo in inutili diatribe.
Domani potrebbe essere tardi. Ed il domani è quello per cui gettiamo le fondamenta oggi.
Su questo atto costruttivo dobbiamo impegnarci e concentrarci.

Comments

  1. Marcello Garozzo says:

    Analisi e indicazione entrambi perfettamente condivisi e condivisibili. Aggiungerei una considerazione: qualora noi che ormai facciamo capo e riferimento al MDP andassimo a votare alle primarie PD ci comporteremmo in modo analogo a quei transfughi della destra che vanno alle primarie a supportare matteuccio, nonostante siano anni luce lontani dal PD, E’ un modo fare “politica” che non mi piace e che alla lunga non paga.

  2. Gianni Rosa says:

    L’analisi di Ombretta, è puntuale nella sua chiarezza, credo il MDP debba avere un ruolo di progettualità e di chiarezza nei contenuti, debba saper parlare a chi oggi cerca nella politica una risposta puntuale ai problemi degli ultimi, ai giovani , ai problemi della scuola e del lavoro , debba ricercare il confronto nelle periferie , nei quartieri abbandonati dall’incuria di una politica neoliberista becera, che sappia affrontare la problematica della difesa dell’ambiente , dalla ricerca , fino alla vivibilità delle città , favorire l’integrazione sul fenomeno dell’immigrazione che non è una sciagura , ma può diventare una ricchezza sia sociale che economica. Tutto questo è realizzabile se le nostre idee , i nostri valori li facciamo camminare sulle nostre gambe e sopratutto con la volontà di cambiare. ciao da Gianni Rosa.

    1. Ombretta Buzzi says:

      Grazie del bel contributo.
      Un caro saluto.
      Ombretta Buzzi

  3. Sandra Laura Santoro says:

    Spero non sia già tardi…

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