Il nome non fa la sostanza

Ancora sento da più parti la richiesta di fondare/formare un nuovo partito di Sinistra sciogliendo il Partito Democratico e tutte le altre formazioni affini.

Il PD ha fatto parecchi errori in questi anni, ma anche prima non è che si sia dato il meglio.

Per molti si è persa credibilità soltanto per colpa di Renzi e dei suoi, però chi è onesto intellettualmente dovrebbe sapere che così non è.

Saltando i soliti banali e ritriti passaggi sulle colpe di chi fin lì lo ha fatto arrivare che oramai non hanno più senso, penso che il problema non sia demolire un partito per formarne un altro magari, anzi sicuramente ed in parte giustamente, con gli stessi dirigenti e militanti.

Non è il nome che fa la sostanza ma il messaggio.

Bisogna recuperare le nostre battaglie: prima di tutto il lavoro, lo sviluppo, l’istruzione, la ricerca e la sanità pubblica.

Ora questo si può recuperare.

Il massacro del PD è incentrato, oltre che sulle modalità anche caratteriali dell’ex segretario, sul fatto di aver voluto abolire l’articolo 18 e di aver provato a cambiare malamente la Costituzione. Sulla scuola mi taccio: molte riforme in passato hanno fatto pena però c’è sempre modo di tornare indietro e rielaborare un reale rilancio culturale che investa tutto l’ambito formativo.

Invece sugli altri due punti il discorso è maggiormente vasto e complesso: infatti lì si sono andati a  toccare, oltre al resto, anche i simboli delle battaglie fatte in passato proprio dagli stessi militanti di sinistra. I simboli della Democrazia bisogna trattarli con cura.

Sul piano pratico, invece, prima di procedere alla riforma della scuola bisognerebbe fissare assi concettuali, attuare un cambiamento culturale nei rapporti e nei programmi. Così come per la Ricerca pubblica andrebbe rivista tutta una serie di situazioni burocratiche, amministrative e di finanziamento. E poi trasversalmente sconfiggere il precariato e la disoccupazione.

Inoltre assicurare a tutti, e sottolineo tutti, un’adeguata assistenza sanitaria, eliminando le storture che portano chi ha danari verso quella privata e la restante parte a desistere dal ricorrere al pubblico per tante e svariate criticità che purtroppo ben conosciamo.

Quindi, come si evince dalle riflessioni sin qui formulate, il nodo da sciogliere non è il nome ma in che chiave presentarsi per interpretare le esigenze delle persone. Rinnovare in parte la classe dirigente è basilare a partire dai territori come è fondamentale ricominciare a manifestare nelle piazze e a confrontarsi nelle sedi opportune, non sui social o in televisione.

Faccio anche io mea culpa: il comportamento generale è stato quello di chi per far dispetto alla moglie si taglia gli attributi. Trovo si sia messa da parte la lealtà fra militanti di diverse “correnti”, il rispetto e la coerenza verso un progetto nato con un potenziale forte che forse era dato proprio da due tradizioni importanti che si univano contro una Destra degenerata a macchietta ed ora becera e violenta.

Oggi si fa lo stesso errore, invece di fare una buona opposizione con messaggi importanti e chiari contro chi ci governa, ci si ostina a farsi male, a scannarsi tra soggetti che potrebbero essere affini. O peggio si fa pseudo politica con fotomontaggi, tweet e post offensivi o mettendo alla berlina aspetti della vita personale dei soggetti in vista.

Molti criticano Renzi per le sue affermazioni asserendo che non ha titoli per fare dichiarazioni. Io non sono mai stata sulla sua linea, ma allora tale obiezione si potrebbe fare verso Bersani quando era nel PD, riguardo Cuperlo ed altri. Sono castronerie: gli ex segretari, ministri, presidenti del consiglio, parlamentari che hanno un loro seguito si sono sempre esposti con le loro opinioni. Semmai il problema è che i panni sporchi non si son lavati in casa, ma fuori: anzi son volati stracci. Il livello è decaduto, in parte, è vero, anche a causa dei metodi arroganti di Renzi che hanno tirato fuori il peggio da tutti.

Ora si vada oltre, non pensando al nome, ma alla sostanza e alla classe dirigente. Chi ci vorrà stare lo farà.

E per essere dignitosi marcare le differenze dal M5S che ha l’unico merito (?) di essere arrivato al potere perché la sinistra non ha fatto il proprio dovere. Loro lo hanno ben compreso ed hanno cavalcato l’onda del malcontento urlando e contestando. Gli è piaciuto vincere facile, ma governare è ben altro.

E’ tempo di parlare poco e meditare di più; è tempo di rimboccarsi le maniche per non lasciare il Paese in mano a soggetti incompetenti e violenti.

E’ tempo di confronti e proposte, non di polemiche e volgarità.

O ce la facciamo adesso o forse dopo sarà troppo tardi.

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