Miseria e nobiltà (d’animo).

Tantissime notizie da commentare e tanto lavoro da fare.

E invece: da un lato quelli che non perdono occasione per alzare un polverone su polemiche sterili, senza argomentazioni e senza sostanza. Soprattutto senza proporre soluzioni.

Dall’altro i detentori della verità che puntano il dito su qualsiasi scelta si faccia, a prescindere.

Molti, sia fra i primi che fra i secondi, non si capisce neppure da che parte stiano: un po’ qui e un po’ là a seconda del vento; altrettanti schierati faziosamente, che non è male di per sé, ma inclini al motteggio ed alla battutina denigrante.

Poi ci sono le prime donne: quelle sempre presenti, soprattutto sui social, che tentano di essere originali, magari con le tue idee e che reputano adeguato screditare chiunque possa togliergli un poco di “notorietà”…

Pseudo insegnanti col dito puntato che spesso con superbia si arrogano il diritto di giudicare anche quando sarebbe del tutto fuori luogo.

Naturalmente mai un riconoscimento. I riflettori sono puntati su di loro e tu devi rimanere fuori dal cono di luce. Non devi fargli ombra, altrimenti son guai.

E si va avanti con battutine, ripicche da asilo o inutili prese per i fondelli. Se va bene.

Altrimenti si passa all’offesa, appena sfiorata, mai diretta: ci vorrebbe troppo coraggio!

Ed il coraggio o ce l’hai o non ce l’hai.

Preferisco chi ci mette la faccia. E soprattutto chi non si nasconde.

Preferisco la discussione ed il dibattito, anche acceso ma frontale.

Il resto è da invidiosi, da vigliacchetti… è per quelli che vorrebbero ma non possono, istigano e si nascondono.

Perché?

Perché si vuole primeggiare anche quando non ci sono le qualità, anzi forse maggiormente quando non se ne hanno. Nella continua paura di passare all’oblio.

Questo il nostro tempo. Tempo di livore, di antipatie e di falsi giganti.

Ed i social ne hanno gran colpa. Si pontifica, si diffama, si cercano scorciatoie inutili per colpa del male del secolo: apparire.

La questione per dirla come Nanni Moretti è comprendere con quale modalità si viene notati di più.

Sconvolge il fatto che queste persone autoreferenziali acquistino stima presso i più; che gente preparata ed intelligente gli dia rilevanza, spazio ed importanza.

Infatti questa è una società in cui basta sapersi vendere. E per vendersi rubi un po’ qua e là i pensieri altrui; ti inserisci nei “giri” migliori e, straordinariamente, vai avanti. A nulla serve prepararsi, avere qualcosa da dire, saper fare. No, bastano pochi slogan efficaci ed il gioco è fatto.

Questa strada porta alla catastrofe assoluta. Però non si comprende.

Tutto cambia per rimanere sempre uguale.

La lotta vera è proprio questa: fermare i denigratori di professione, fermare gli egocentrici che non sono capaci di vivere in comunità.

Come? Non lo so, non so se si possa fermare quest’onda che ci sta soffocando tutti.

Però, magari, chi ha le capacità potrebbe cercare di scremare; chi ha ruoli di prestigio potrebbe valorizzare chi merita, sempre che sappia riconoscerlo…

Se non c’è un cambio di rotta preciso e puntuale, se si naviga a vista tutto sarà come prima o peggio.

Ed allora ci sarà ben poco da ricostruire, in una società fatta di meschini individui che hanno per virtù soltanto quella di saper meglio sgomitare e vomitare veleno.

Se non ci libereremo da intrallazzatori da quattro soldi tutto potrà esser detto, ma nei fatti si rimarrà al palo.

E quanti danno credito a gente che spara alle spalle o che pensa di essere indispensabile verranno risucchiati nelle sabbie mobili e condannati alla staticità.

La vera sfida è questa, ma sinceramente più osservo i comportamenti e più sono pessimista.

E spero tanto di sbagliarmi, spero davvero che vi sia un nuovo inizio fatto di lealtà, sostanza e collaborazione. Non ci sarebbe bisogno d’altro.

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