E’ tempo di andare.

Non sono incline a recriminare sulle scelte passate. Ognuna di esse, infatti, è legata ad un momento ed in quel preciso momento non poteva che andare così. Non è fatalismo ma non è mai possibile comprendere a pieno le decisioni di un tempo con l’esperienza e gli eventi intercorsi tra due periodi distanti tra loro.
Nel mezzo ci sono stati eventi, storie, emozioni: tutti insieme hanno spinto ad agire in un modo o nell’altro in quel punto preciso del tempo.
Oggi è tutto diverso, anche le persone, perciò inutile pensare con il bagaglio acquisito ad un ieri che già è fuggito via portando con sé molto di noi.
Quello che si può, anzi, si deve fare è considerare le motivazioni di scelte errate, valutare gli sbagli e tentare di mettere a frutto tutto un percorso al fine di un’utilità futura.
Si chiama analisi.
E l’autocritica deve essere messa in atto senza odio e senza rancore, non a caldo ma quando la ragionevolezza si apre oltre la rabbia, oltre il risentimento, oltre la rassegnazione.
Quindi ritengo che dopo un trauma bisogna sempre attendere, meditare, lasciare che scorra un po’ di vita.
Altrimenti perdiamo il controllo di noi stessi, rischiamo di non avviare nulla che non sia il piangersi addosso.
Quello che è stato è immutabile, quello che può essere cambiato parte da qui.
L’arrivo ad una conclusione racchiude processi complessi, rapporti e relazioni personali, ragioni di opportunità, non di opportunismo.
E sono proprio le nuove opportunità che danno slancio e che dovrebbero aprire scenari profondi: senza troppe chiacchiere inutili, senza offese gratuite, senza nulla che non sia ascrivibile ad una progettualità rinnovata.
A poco a poco il trauma passa e le energie tornano. Ci si sente rinascere e si tentano altri cammini, non avventure.
Il passato è la base, non in quanto nostalgia ma come analisi. Il passato è la radice.
Basta tagliare i rami secchi; annaffiare con acqua buona ed attendere un bel sole. Il sole che sorgerà sempre e che farà capolino, prima o poi, anche fra le nubi più nere.
Nel frattempo si usi la saggezza e non il rancore, il cervello e non la “pancia” e soprattutto si mediti prima di parlare o scrivere.
Molto difficile in certi momenti usare il buon senso ma alla lunga esso darà i suoi frutti.
Certamente, sarebbe molto più liberatorio offendere, deridere e colpire col sarcasmo, ma a chi gioverebbe?
Se si vuol fare la differenza, è giusto continuare a distinguersi da chi non conosce rispetto, dignità e decoro.
E’ giusto essere coerenti ed onesti, anche a costo di prendersi critiche.
Mai, e dico mai, usare i “ma”, i “se”, i “però” che non sono fattori di analisi ma un piangersi addosso inutile.
Con tranquillità, con la grinta che ci vuole, con la passione per l’impegno si può costruire un cammino: tortuoso, difficile, pieno di curve ma non per questo meno gratificante, anzi.
E’ la vita: ricordi, rimpianti, errori ma anche ambizioni. E guai a restare fermi.
Guai a paralizzarsi. C’è sempre un motivo per andare oltre. C’è sempre una nuova alba da ammirare.
E se scorgeremo attorno a noi volti amici che condividono la stessa visione sarà meno faticoso e la bellezza di quell’inizio ancora più stupefacente.
E’ tempo di andare.

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