Le barricate dell’opportunismo

Non solo la politica in senso stretto, ma la società in generale non ha più quel senso di rispetto che fino a qualche anno fa era parte delle nostre attività quotidiane.

Oggi le contrapposizioni sono aspre, le divisioni nette, ma senza il coraggio delle idee (per non dire ideologie), senza il sostegno di valori.

Sono opposizioni che poggiano sul vuoto oppure sulla volontà di ottenere il consenso del potente di turno.

Le barricate non nascono sul dialogo e su un programma, ma su antipatie o giudizi personali del contingente.

Perciò il livello è sempre più basso, privo di argomentazioni con persone che tendono a puntare il dito e basta: o con me o contro di me, bianco o nero, buono o cattivo… divisioni manichee dovute ad opportunismo non a vere distinzioni filosofiche.

E chi si confronta il tal modo pretende di fare militanza politica, magari ingiuriando il suo stesso compagno di partito. Trattandolo da nemico: tesi, antitesi senza la volontà di sintesi.

Questa è l’Italia dei capi bastone, dei capi corrente, delle caste grandi e piccole che decidono e guai a contrastarle o ad essere voci fuori dal coro.

Uno comanda, gli altri devono obbedire. Un pastore, un cattivo pastore, guida il suo gregge belante lasciando fuori quelle nere o quelle che belano diversamente. Pastori con cani fedeli e rabbiosi che mettono paura a chi osa discostarsi. Ringhiano ricatti, offese e peggio ancora.

E così tosano i loro animali e ne fanno lana non pregiata. Da cui vengono fuori maglioni infeltriti.

E avanti. Tanto pochi osano ribellarsi: essere diversi pesa troppo in ogni ambito.

I cortigiani dei reucci si inchinano in attesa di una ricompensa che, spesso, non arriva mai.

Tutto a posto, tutto calmo… basta lapidare chi alza la testa e non si mette prono davanti al potere.

Una volta le contrapposizioni erano dure e pesanti; c’erano anche lotte per le poltrone, è vero, ma molti, i più, discutevano di sogni, di futuro, di desideri e speranze generali.

Oggi no, oggi non si converge perché l’interesse particolare viene prima di quello generale. Perché anche chi non ha capacità vuole mettersi al centro dell’attenzione ottenendo un briciolo di notorietà, momentanea, a volte, della durata di una bolla di sapone.

Di che parlare dunque? Come convincere i demoralizzati all’impegno?

A volte tentare di elevare il livello della conversazione sembra impossibile. Eppure solo così si potrebbero davvero recuperare eccellenze superando la meschinità e la mediocrità.

Da quelle barricate, a prima vista, innocue e bonarie si sparano proiettili mortali.

Mortali per la politica, mortali per la partecipazione, mortali per la vera Democrazia, per la meritocrazia e per la vera libertà di espressione.

E’ una guerra che miete vittime ogni giorno. Le vittime che si allontanano dalla vita pubblica e si disinteressano ma alle quali basta poco per divenire rabbiose come quei cani da guardia che le vorrebbero mute. E se si uniscono, se ancora riescono a crederci sono molto insidiose.

E se ne fregano del lupo che potrebbe mangiarle, perché quel lupo, in realtà, non esiste o forse è meno pericoloso del pastore di turno.

E sognano grandi prati a costo della vita, a costo di affrontarlo quel lupo. Sanno, infatti, che oltre l’essere gregge, che oltre il pericolo di essere mangiate, può esserci la libertà.

Quella libertà che, benché protette dai cani, non avrebbero mai.

E allora ne sarà, comunque, valsa la pena.

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