Programmi, nomi e l’unità che ancora manca.

Come già ho avuto modo di sottolineare, Articolo Uno ancora continua il suo percorso senza una linea ben demarcata, senza un’organizzazione e senza riuscire, al di là delle dichiarazioni, ad unire sotto un programma condiviso le varie anime a sinistra del PD.

Non demonizzerò mai il termine Partito per rincorrere il mito grillino dello spontaneismo: l’attivismo che nasce dalla passione dei primi momenti può essere molto attrattivo e proficuo ma le energie vanno canalizzate in una struttura.

Per far questo occorrono organismi sui territori ed un portavoce riconosciuto. A mio avviso l’incarico di federatore genera confusione. Chi sarebbe costui: un saggio, un padre nobile o un leader? Non so.

Nel fumoso presente riterrei opportuna e doverosa la presenza dei personaggi più in vista di Articolo Uno soprattutto nei piccoli territori, maggiormente se zone in crisi. Noto, invece, purtroppo, che le iniziative vengono organizzate soltanto laddove c’è già una forte presenza, anche istituzionale (parlamentari, consiglieri regionali,provinciali e comunali) di MDP. A chi giova allora?

Il  tipo di eventi poi appare di stampo davvero “antico”: cena di finanziamento ed i soliti noti, che stimo per carità, a parlarsi addosso. Perché infatti mi domando come si faccia a confrontarsi con una platea di 200 persone; come possano dal basso essere espresse le idee delle associazioni, del civismo e dei militanti che potrebbero contribuire con le loro professionalità. Inutile affermare che si diffondono i nuovi messaggi: chi partecipa molte notizie le legge dato che è parte di una comunità di attivisti, tranne qualche eccezione.

Diciamocelo: della realtà, quella fondamentale, non se ne parla…

Sarebbe il caso di riunire per ambiti o per aree territoriali piccoli gruppi di studio affinché si porga davvero l’orecchio a chi ogni giorno si “sporca le mani” nel mondo della sanità, ricerca, scuola, università, impresa, eccetera.

Non è proponibile pensare che la partecipazione si riduca a star seduti in platea senza poter partecipare democraticamente col proprio pensiero; la gente, gli elettori, i militanti sono stanchi di battere le mani e vorrebbero invece attivamente costruire il loro progetto.

Permane la solita difficoltà di raggiungere coloro che guidano il processo, contorniati sempre dalla solite persone: non sono per la rottamazione, anzi, l’esperienza è utilissima, ma per aprire la finestra in modo da  far entrare anche aria nuova.

Obiezioni: è difficile scremare, è difficile rendere aperta la partecipazione a tutti, si lavora in emergenza.

Ecco: questo non va. Ci vuole metodo per ottimizzare le risorse ed i processi. Lo sguardo deve essere oltre l’orizzonte e la strategia a lungo termine se vogliamo diventare Sinistra di Governo.

Un errore è stato quello di cominciare dai nomi. In realtà l’evento “Fondamenta” poteva essere un buon lancio, ma i contributi da molti scritti (me compresa) sono rimasti lettera morta sul sito. Nessun confronto a valle, nessun approfondimento. Sarebbe bastato creare o coinvolgere chi già aveva tracciato delle linee sui vari aspetti del programma per continuare un sano e proficuo dibattito che portasse poi a discuterne sui territori in assemblee pubbliche. Il metodo sarebbe sempre quello però di non organizzare adunate oceaniche dove non c’è tempo per far esprimere tutte le sensibilità. Si potrebbe pensare a giornate di lavoro o a dei fine settimana di immersione totale. Continuare a navigare a vista o a criticare il Governo Gentiloni soltanto per raccattare qualche voto in più non ha senso. Ad esempio, molti, come me, sui vaccini erano d’accordo con la Ministra. Su temi così ampii ci sarebbe voluto un confronto serrato non iniziative personali. Continuiamo invece a parlare di federatore e non di idee: manca la sintesi. Altrimenti intorno a cosa dovremmo federarci? Contro Renzi? Non siamo ipocriti, tanto col PD bisognerà continuare a dialogare, però il potere contrattuale vero si ha facendo massa critica per incidere sulle proposte del più grande partito di centro-sinistra. Prediligo la qualità alla quantità, ma i numeri servono… eccome se servono! Naturalmente non devono mai essere fini a se stessi in un compromesso che antepone una buona riuscita alle urne ai valori fondanti.

Inoltre, mi pare che si stia dimenticando il grande enigma della legge elettorale che peserà come un macigno su molti aspetti del risultato elettorale.

Ritornando a Pisapia: il suo dovrebbe comunque essere un incarico momentaneo, affermano in molti, e dopo come verranno scelti gli organismi dirigenti ed il coordinatore del nuovo soggetto unitario? Dalle ultime ore, fatte di incontri, caffè e strette di mano non emerge nulla di nuovo. Tutti rimandati a settembre. Ci aspettavamo un racconto dettagliato, qualcosa di concreto…

Tutto questo non si sa. Ognuno parla per sé, ogni “anima” della Sinistra organizza tra i suoi invitando qualcuno degli altri, salvo poi incappare in risse da bar per il disaccordo sulla nuova classe dirigente. E chi non vuole Pisapia, a chi sta antipatico D’Alema, chi fa il tifo per Bersani in una galassia che farebbe meglio a guardare oltre e non al contingente.

Vecchi rancori e nuove icone, personaggi saliti agli onori degli “altari” ed antiche inimicizie: questo è il balletto messo in scena mentre la gente è nella più totale confusione.

Non credo nei movimenti, non credo nella settorialità e sono fermamente convinta che ciascuno porti delle peculiarità che debbano essere impastate. Inseguire Grillo sul movimentismo vuol dire essere in malafede o poco furbi: perché anche lì regnano regole e strutture. Movimento non è un tipo di organizzazione ma uno stato dell’animo, una modalità dell’agire. Movimento è stare in mezzo alla gente per ascoltare e dare i messaggi che si ritengono opportuni. Un partito si fa movimento quando riempie le piazze per manifestare per o contro qualcosa non per auto incensarsi. Il 1° luglio a cosa è servito? Chi lo ha davvero capito? Non sono quelli i luoghi dove ragionare e prendere decisioni ma ben altri: né happening né conventicole… Vogliamo assemblee trasversali a tutta la Sinistra, gruppi di lavoro con gente scelta in base alla preparazione ed all’esperienza di vita vissuta. Vogliamo che, per una volta, in platea vi siano i parlamentari e sul palco le categorie rappresentative dei vari ambiti scelti come nostre priorità.

Come la facciamo la sintesi tra la Falcone impegnata per il NO al Referendum (come molti di noi) e Pisapia che ha votato SI? Non credo ai peccati originali ma mi si consentirà di affermare che è molto difficile… Come la facciamo la sintesi tra una sinistra più liberale ed una più socialista. Ed il Centro con i propri convincimenti cattolici dove lo mettiamo? Come dialogherà, ad esempio, con Fratoianni?

Queste le carte sul tavolo a livello di dialogo.

I temi, invece, che con forza sentiamo dirimenti e, potrei affermare, trasversalmente davvero condivisi, son pochi ma vitali per il Paese: sanità universalistica, scuola, università e ricerca pubbliche rivalutate, diritti dei lavoratori e, soprattutto, progressività fiscale; lotta alle disuguaglianze. Ed ancora investimenti pubblici NON a pioggia per l’ innovazione. Mi sembra che già ci sia molto su cui lavorare, ragionare e proporre.  Ce la facciamo a dirlo? Ce la facciamo a passare sopra al passato per un futuro migliore? Allora basta con dichiarazioni e nomi divisivi.

Si faccia per ora una cabina di regia che operi a stretto contatto con tutti i territori, poi si faccia scegliere, in qualche modo, alla base. Perché il malcontento c’è. I dubbi permangono. L’entusiasmo dei primi momenti passerà. Tutto si sta trasformando, anche se in verità, a voler essere intellettualmente onesti, già prima in parte era così, in fanatici supporter di uno o dell’altro, in fan impazziti e scalmanati che pensano che Politica si faccia soltanto sui social. Non si può pensare di avere un politico di riferimento (e di me è palese chi sia) ma non poterlo mai criticare perché altrimenti si è quasi accusati di lesa maestà…

Il tifo si fa allo stadio. La Politica è studio, pazienza, sintesi e chiarezza.

Abbiamo dei doveri, tutti, non solo Articolo Uno, verso chi ha seguito delle scelte dure, dolorose, a volte persino strazianti. Abbiamo dei doveri verso un paese allo sbando che rischia di cadere nelle mani di Salvini, Meloni e Berlusconi (in parte nei Comuni già è così). Abbiamo un debito verso coloro che si sono riavvicinati alla Politica dopo tanto tempo, hanno contattato chi (come me ad esempio) è uscito dagli organismi locali del PD perché avevano il sogno di una Sinistra Unitaria. Ma questo non vuol dire per forza che uno debba essere dominante sull’altro: perché chiedere ad Articolo Uno di sciogliersi? Perché non far parlare anche la Falcone, per esempio, il 1° luglio? Non vorrei che alcuni, non tutti per fortuna, si comportassero come prime donne…

Torniamo al programma: prima ne ho tracciato alcuni aspetti di massima, però c’è molto di più e c’è da farlo bene  e subito. Con documenti tecnici e con proposte fattibili non utopiche. Per questo si devono riunire tecnici e politici, anzi meglio militanti che si occupano di alcuni aspetti. Ci vogliono le competenze, non gli agganci. Ci vuole la conoscenza, non i codazzi. Ci vuole la forza di ognuno. E la capacità di lasciare ai margini le polemiche e soprattutto gli aneddoti del passato. Solo così si arriverà, forse, ad una sinistra a due cifre. Altrimenti sarà l’ennesima scissione, come le tante cui abbiamo assistito, che ci disintegreranno e che allontaneranno ancor di più dalle urne gli elettori e dall’impegno politico chi vorrebbe lottare per esserci, non per scomparire. Se ne facciano una ragione anche gli “estremisti”: gli ideali, seppur gloriosi e condivisibili, vanno sempre adeguati al periodo storico che si sta vivendo. Il resto è utopia che, paradossalmente, fomenta e rafforza lo status quo.

Comments

  1. Cara Ombretta, sono ampiamente d’accordo. Ho sempre seguito Bersani con stima e passione, ma Art. 1 MDP si muove come un partito “vecchio”. Purtroppo, mi pare che la vecchia idea del partito “apparato” sia molto forte, anche se è palese che non viene più capita dalla maggioranza dei cittadini. Non sono convinto delle “mosse” di Pisapia, ma lui ha fatto partire un movimento più partecipativo e più aperto all’ascolto e alla condivisione di idee. Lo stesso ha fatto già da qulche anno Civati. E anche Falcone e Montanari così si stanno muovendo. Un altro problema è la scarsa attenzione di MdP ai vari territori. E’ importante radicarsi, ma poi non è detto che radicarsi laddove si è già forti porti a un effetto valanga su tutti i territori.
    Grazie per le tue utili riflessioni.

  2. Salvatore Fiorino says:

    Cara Ombretta, sostanzialmente condivido tutto quello che hai scritto, sinceramente non vedo nessun motivo per cui ci si debba presentare disuniti al prossimo appuntamento elettorale.
    Avere due “sinistre” a SX del PD non farà gli interessi di nessuno, di sicuro non dei più deboli che a parole diciamo tutti di voler difendere … chissà se il fine ultimo di alcuni figuri che sento parlare non sia proprio questo, il solito “divide et impera”.
    Personalmente concordo con quanto risposto dal tuo amico Giancarlo, apprezzo pure io il passo indietro che hanno fatto Fratoianni, Civati e Acerbo a favore del progetto Falcone-Montanari, condivido l’obiettivo primario che si sono posti di raggiungere: LAVORO per tutti.
    Lasciamo da parte i rancori e gli sbagli del passato, nessuno è perfetto, dobbiamo e possiamo solo unire le nostre “mezze verità” e lottare per un obiettivo più grande che possa migliorare la vita di milioni di persone.
    “Pancia vuota non sente ragione” e soprattutto spinge le “masse” di sofferenti verso fascismi e populismi di vario tipo, solo il LAVORO da dignità alle persone, solo dopo aver sconfitto la disoccupazione possiamo parlare di tutto il resto … sanità, istruzione, investimenti, ricerca, ambiente … se non parliamo soprattutto di lavoro, a questa marea di disperati lasciamo solo due alternative, o votare i Salvini di turno o l’astensione.
    Falcone e Montanari non hanno chiuso porte ma cercato di costruire ponti, anche verso chi continua a sentirsi a casa con Boschi&C, anche verso chi ha votato SI al referendum, a patto di fare tutti un passo indietro e lottare per un obiettivo non divisivo che a leggere le tue parole mi sembra largamente condiviso: lavoro e disuguaglianza.
    Ovviamente per essere credibili non possiamo essere guidati da chi in questi anni a torto o a ragione è stato completamente screditato dal mainstream corrente … tutti un passo indietro, Pisapia se ne faccia una ragione cortesemente.
    Allora cosa sono questi distinguo, questi peccati originali che non servono a nulla e che di sicuro non fanno gli interessi di chi chiede solo DIGNITA’?
    Se ci presentiamo divisi anche questa volta, anche di fronte alle sofferenze reali di cui a quanto pare abbiamo tutti coscienza, allora significa che questa sinistra è giusto che si estingua, perché corresponsabile, connivente e ormai incapace di rappresentare i reietti della società, il popolo preferirà un dubbio “socialismo” di destra ad un certo “liberismo” di sinistra.
    Speriamo di salire sulla stessa barricata Ombretta, “Ancora una volta sulla breccia, cari amici, ancora una volta!”.
    Ad maiora semper.

  3. Giancarlo says:

    Carissima Ombretta, quello che tu vorresti venisse fatto, noi lo abbiamo fatto con Sinistra Italiana, ma pensa un pò abbiamo il problema opposto, la necessità di avere un pò di visibilità per poter spiegare alle persone alle persone, quali obbiettivi ci siamo posti e come pensiamo di perseguirli.
    Per riassumere un pò, abbiamo fatto un congresso, molto partecipato, circa 500, persone, col quale abbiamo fondato un partito vero, che ha generato poi tutte le diramazioni necessarie regionali, cittadine metropolitane e comunali, insomma un vero partito a tutti gli effetti, con delegati su tutto il territorio nazionale. A ogni incontro a qualsiasi livello gli interventi sono sempre numerosissimi e interessanti e i coordinatori stessi cercano di fare interventi di breve durata per lasciar spazio a chi vuole intervenire.
    Purtroppo ho registrato che spesso si cerca la sinistra, ma poi molti quando sentono parlare di Sinistra Italiana sembra che venga loro la pellagra e noi continuiamo a veleggiare in acque basse e tu lamenti cose che noi abbiamo ritenuto indispensabili e i tuoi continuano a destreggiarsi dal pulpito, senza prestare attenzione a ciò che la gente ha da dire e che cosa vorrebbe che venisse fatto. Sentire che Pisapia lavora a una coalizione in cui vorrebbe anche Renzi, mentre ha posto il veto a Sinistra Italiana, dovrebbe far venire più di un dubbio a chiunque abbia a cuore questo imbarbarito paese. Probabilmente rincorriamo gli stessi obbiettivi, ma per un motivo o per l’altro lo facciamo su due binari paralleli che non si incontrano mai. Ho il timore che il centro sinistra, non si sia perduto per causa solo di Renzi, ma sopratutto per i motivi che dici tu benissimo nella tua analisi, si sono messi tutti ad occuparsi di banche di finanza e di potere dimenticandosi del vero popolo della sinistra, lavoratori, disoccupati, pensionati e portatori di handicap fisici o economici .
    Anche da noi i problemi ci sono, ma mi conforta che i nostri capi abbiano deciso di convergere assieme a molti altri gruppi di sinistra o civici sulla proposta di Montanari e Falcone, di cui tu sono certo avrai sentito parlare. Io ho condiviso totalmente la loro proposta politica che parte dalla difesa della costituzione e la proposta di vederla applicata, cosa che mai è stata fatta. Chiarezza di chi si vuole rappresentare, che manca spesso nei cacciatori di voti fine a se stessi che si rivolgono a tutti, come se nel nostro paese avessimo tutti gli stessi problemi.
    Non traggo conclusioni, perchè non sono sicuro che ci siano, ho voluto solo esprimere dei sentimenti politici che mi sembrano molto in sintonia con i tuoi pur appartenendo a due schieramenti che faticano a trovare i punti che si possono condividere.

    1. Ombretta Buzzi says:

      Grazie mille per il tuo contributo alle mie riflessioni.

    2. Per una volta non trovo vacuità ma colgo diversi elementi condivisibili nel suo ragionamento, mi fa piacere…
      Però mi permetto un consiglio, lo stesso che do spesso a me stesso: analizzare, studiare e uscire dal mondo della politca per capire la realtà…
      Se non partiamo dalle persone “normali”, dai loro problemi, ma anche dal volergli ridare protagonismo nella politca, non riusciremo a costruire una sinistra unità e popolare…
      Le questioni di partito, di schieramento, di alleanza, “federatori” o di leader vengono dopo.
      Anche i limiti evidenti degli attuali protagonisti si superano s ele persone tornano protagoniste.

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